…e dire che, davanti a quella panchina dei giardinetti, ci passavo tutte le mattine, prima di andare al lavoro.
Lei era sempre lì, seduta ed immobile, a scrutare tutto ciò che le passava davanti.
Certo, dopo un po’ di tempo che l’ebbi notata, non ci feci più caso; era diventato quasi normale ed abitudinario rivolgerle lo sguardo, sorriderle, e passare oltre.
Poi cambiai residenza e, passarono gli anni.
Poco tempo fa, una mattina, mi ritrovai a dover passare ancora davanti a quella panchina.
Rimasi sorpreso nel vederla lì seduta.
Mi stupì il fatto che, le sue abitudini, non fossero cambiate.
Erano passati 25 anni.
Non avendo fretta, rallentai il passo, le posi lo sguardo sul volto aspettando di incrociare il suo e le dissi:
- Buon giorno, quanto tempo eh!?
- Salve! E lei, sempre di fretta?
- No, oggi no. Sono in ferie, me la prendo comoda
La guardavo dall’alto in basso, restando in piedi, davanti a Lei. Le si notavano i capelli bianchi e, sul viso, si intravvedevano i segni lasciati dal tempo.
- Si siede o scappa?? disse con garbo e gentilezza.
Rimasi e mi sedetti.
- Certo che la sua, voglio dire, questa abitudine di sedersi qui tutte le mattine, è proprio una bella cosa.
- All’inizio lo pensavo anch’io, ma poi... ormai mi è rimasta solo l’abitudine!
Lo disse con tono rassegnato, rimarcato da una vena di amarezza e condito da un pizzico di nostalgia.
- Ah…!
Notò il mio stupore, sorrise, si toccò i lunghi capelli con la mano destra ed abbassò lo sguardo.
- Vede, quando ero giovane, ero talmente presa dal tempo che… correvo dietro a tutte le opportunità che mi capitavano. Poi, collezionando più delusioni che soddisfazioni, realizzai che, correre dietro alle persone o cose, non ne valeva la pena. Così decisi di fermarmi e di smettere di rincorrere, aspettando di essere raggiunta.
La mia domanda fu velocissima:
- E mi dica, qualcuno l’ha raggiunta? (con sorrisetto sulle labbra)
Mi fissò dritto negli occhi e notai quanto i suoi fossero lucidi.
- No, nessuno!
Mi raccontò di tutto il tempo passato su quella panchina.
Delle moltitudini di persone viste passare. Persone tristi, felici, con e senza figli. Con cani a passeggio e non. Mi raccontò di vite vissute, alcune sprecate, alcune realizzate ed alcune spezzate. Ne dedussi che, queste persone, avevano tentato un approccio con lei. Ma non disse nulla di personale. Nulla che potesse riguardarla in prima persona. Nulla che mi facesse capire se ci fosse stata una buona occasione per lei.
- E lei cos’ha fatto di bello in tutto questo tempo? mi domandò educatamente.
Le raccontai di me, come se stessi parlando con la mia migliore amica. Dei miei amori e dei miei odi. Delle mie passioni e delusioni. Della mia poca fortuna e delle tante disgrazie vissute.
Ed il tempo passava, senza che io me ne accorgessi.
Mi venne spontaneo, ad un certo punto della discussione, chiederle:
- Ma lei è di zona?
- No! Rispose sorridendo.
- Ah!… Quindi viene qui perché le piace la zona!?
- No! Rispose ancora sorridendo ma fissandomi negli occhi.
- Scusi ma, non capisco! Restai basito.
- Lei si chiede chi sono?
- Beh, a questo punto si!
Risposi titubante. Anche perché non comprendevo questo alone di mistero nel quale si voleva celare.
Restò in silenzio, per alcuni secondi, ma sempre fissandomi negli occhi. Allungò la sua mano e, stringendo la mia disse:
- Io, sono l’opportunità che non hai mai voluto cogliere, che non hai mai voluto considerare perché andavi troppo di fretta. Quella opportunità che non ti è sembrata tale, solo perché non sei stato capace di goderti il Tempo.
Ci fu una leggera ed improvvisa folata di vento, calda… e strizzai gli occhi.
Quando li riaprii, lei non c’era più.
A.Rumi
mi hai fatto venire nello stesso tempo i brividi e gli occhi lucidi.....d.c.t.a.
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