mercoledì 29 agosto 2012

I miei sogni, sono dietro quella porta, ma oltre.

I miei sogni, sono dietro quella porta, ma per varcarla, devo prima passare attraverso un campo immenso fatto di erba verde a taglio corto, senza nessun tratto di strada battuta. La sensazione che provo, a camminarci sopra a piedi nudi, è indescrivibile.
Dieci minuti di cammino, costeggiando, alla mia sinistra,  un massiccio in pietra.
Poi la vedo, quella stana porta ad arco, che all'apparenza sembra una semplice asta di legno ricurva, piantata a terra a formare un semicerchio e che, oltre, si vede ancora la continuità di questo immenso e paradisiaco prato verde.
Solo oltrepassandola, passandoci nel mezzo, si arriva in quel luogo oltre il tempo, dove i sogni non lasciano intendere quanto ci sia di reale.
Una strada lastricata in pietra, finemente levigata, mi invita verso un villaggio fatto di capanne.
Poco più di una decina di abitazioni, un chiosco per bivaccare ed un pozzo dove dissetarsi.
Le persone sono contadini, asiatici credo, perchè indossano kimoni.
Sulle spalle, alcuni trasportano covoni di paglia, altri invece, una stecca di legno con ai margini due panieri contenenti riso.
Non riesco mai a vedere i loro volti per via di questi grandi cappelli conici, ma li sento che bisbigliano qualcosa, qualcosa in un linguaggio che non riesco ancora a decifrare.
Arrivato al chiosco, come di consueto, prendo del cibo fatto di riso, ma non so descriverlo.
È sempre il solito signore che me lo offre, facendomi notare come i piccoli chicchi siano stati perfettamente attaccati uno all'altro da mani sapienti, formando una superficie omogenea, quasi liscia.
Mi piace pensare che, la metafora che il contadino cerca di spiegarmi sia: Denudati dei nostri preconcetti, siamo tutti uguali e, se uniti da valori fondamentali, formiamo un UNO più grande di noi.
Mi offre anche del thè, lasciato precedentemente in infusione; ed anche qui, prendendo un sacchettino, mi fa notare, muovendo con maestria dentro di esso le sue esili dita tra le foglie sminuzzate, come siano diversi i colori delle varie foglie che ne compongono la miscela.
Poi mi allontano, ringraziando chinando il capo, e mi accorgo di essere vestito come loro: Kimono grigio e scarpe in pezza nere.
Proseguo per la via, cercando di oltrepassare il piccolo villaggio, ma sembra così esteso, quasi  non finire mai.
E finalmente, mi addormento.

A. Rumi.

Nessun commento:

Posta un commento

Tutto ciò che scriverai di : offensivo, lesivo per la dignità altrui, ingannevole ecc..., sarà assoggettabile giuridicamente solo ed esclusivamente alla tua responsabilità.