domenica 9 dicembre 2012

La nascita di Twitter (secondo le dicerie del mio quartiere)

Narrano le dicerie, ma sono solo dicerie, che il giorno in cui Biancaneve fu svegliata dal fatidico bacio del principe Azzurro, non proprio tutto finì a tarallucci e vino.
Ma facciamo un passo indietro, che è quello che ci interessa di più.
Narrano le vicende popolane, che il Principe Azzurro fosse il figlio di un ricco e potente Re che, nel contempo, veniva considerato persona stupida ed arrogante. Più stupida che arrogante.
Il Re, persona giudicata anche molto pigra, si circondava di streghe e stregoni, per sapere cosa gli preservava il futuro e, quali mosse avrebbe potuto compiere in anticipo giusto per non fare troppa fatica. Che era pigro lo avevo già detto, ricordate?
La sua stupidità lo portava ad ascoltare, senza indugi, tutti i consigli che questi sedicenti preveggenti gli sussurravano; fino al giorno in cui, alzatosi di luna storta, preferì cominciare a fare di testa propria.
Osò sfidare gli anatemi del suo più potente mago, il quale, preso da collera, gli scagliò addosso la maledizione più adeguata per uno stupido:
"Gli tolse l'uso della parola".
Ma, e qui non si capisce come e perché, la maledizione non funzionò, ed il Re, forte di questa sua immunità alle maledizioni, decise di far decapitare il mago. Gli anni passavano, il Re stupido continuava a parlare regolarmente e a dire le sue cazzate ma, nel frattempo, la sua regina diede alla luce uno splendido erede. Azzurro, che non era il nome, ma il colore della pelle del piccolo principe.
Il piccolo erede nacque tutto azzurro ( da qui il suo nome) e con l'uso della parola limitata. Limitata nel senso che era solo ventriloquo.
Fu una grande delusione e disonore per il Re padre, tanto che decise di tenerlo segregato nelle sue stanze. Lontano dagli occhi e dalle orecchie dei sudditi.
Ma le delusioni del Re non erano ancora finite, ne avrebbe presto ricevute ancora.
Al compimento del 18 anno di Azzurro, il Re lo convocò al suo cospetto.
"Dimmi figliolo, cosa intendi fare della tua vita?".
Il principe, con esultanza e senza curarsi del suo problema, cominciò ad enunciare tutti i suoi bei progetti, progetti maturati durante il suo lungo periodo di segregazione.
Il Re, attonito e sbalordito per come il figlio riuscisse a parlare senza aprire la bocca, lo guardava scrutandone ogni suo piccolo movimento e...e porca miseria, ogni volta che il figlio sillabava, qualcosa in mezzo alle sue gambe  si muoveva a ritmo con la voce.
"Dannazione!" Sbottò il Re. "Quale diavoleria si cela nel mezzo del tuo pube?!".
Azzurro, che quando si vergognava non diventava rosso ma blu scuro, disse insistentemente al Re che sarebbe stato meglio lasciar perdere. E più frettolosamente parlava, più quel qualcosa in mezzo alle sue gambe si dimenava.
"Esigo che gli vengano calate le braghe, ora!" Ordinò con tono perentorio il Re stupido.
Due servi, affiancarono il principe e, senza tanto esitare, gli calarono i pantaloni.
Ci furono attimi di silenzio interminabili. Seguiti da monosillabi farfugliati ad cazzum, e poi, ancora attimi di silenzio.
Prese parola il principe e...
"Vede Sire, io...ehm...non si offenda padre... parlo col cazzo!" Si sentirono cadere a terra alcuni menti, comprensivi  di mandibola..."Cioè, quello che voglio dire è che, le parole mi escono da lì! Vede?!" Ed un piccolo pene azzurro fece capolino.
Da lì in poi, per il principe azzurro, non ci fu più pace.
Tutto il reamene ne venne a conoscenza e, le dicerie, cominciarono a diventare pesanti. Anche la curiosità tra le donzelle era tanta; e tanti erano i pretesti che le stesse  si inventavano per incontrarlo.
Azzurro non ne resse il peso, tanto che decise di andarsene.
E fu proprio con la scomparsa dal castello di Azzurro che la gente dei villaggi cominciò a leggere strane scritte sui muri.
Frasi brevi ma, concise e dirette.
Frasi che enunciavano rivolte nei confronti del Re stupido  e, a volte, semplici frasi d'amore, scritte ad una "Amata" che ancora non esisteva.
A volte, scriveva anche semplici cazzate senza senso alcuno.
La gente che leggeva, sapendo chi aveva scritto quelle parole, si divertiva a  disegnare un piccolo "uccello azzurro" a fianco ad ogni frase.
Alcuni, quelli che apprezzavano e condividevano i pensieri del principe, apponevano un acronimo all'inizio della frase "R.T." che stava per Re Tweet, ossia, il Re che cinguetta.
Quando il principe si accorse che la sua gente lo stimava e che lo avevano addirittura nominato "Re che cinguetta", prese coraggio e mosse guerra a suo padre il Re Stupido.
Come le dicerie tramandano, il Principe Azzurro vinse, ottenne il regno, e partì alla ricerca della sua amata. Alla ricerca di una donna un po' simile a lui o che almeno potesse comprendere il suo modo di esprimersi del cazzo.
Da qui in poi,  conoscete già cosa accadde,  perché la  favola di Biancaneve è famosa. La baciò, si svegliò...
Ma, quando i due partirono a cavallo lasciando la scena di schiena,  cosa successe nel bosco?
Non ve lo dico quello che successe realmente poi, perché ancora devo inventarlo. Però mi sovviene una morale:"Donna, quando decidi di avere una relazione con un uomo, dipende solo da te a quale parte di lui devi dare più ascolto".

A.Rumi

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